A prescindere dal metodo di monitoraggio e dalla presenza o meno di ossigeno, gli ambienti favorevoli per la biodegradazione sono il suolo ed il compost. In particolare, biodegradazione in compost può essere effettuata sia in scala domestica che industriale, malgrado sia necessario, per normativa, una disintegrazione di almeno il 90% del materiale in frammenti più piccoli di 2 mm e una perdita di almeno 90% del peso in un tempo di sei mesi.
Sostenibilità delle Bioplastiche
Spesso, i concetti di “biodegradabilità” e di “sostenibilità” vengono utilizzati come sinonimi. Tuttavia, la realtà è profondamente diversa. Per essere “sostenibile” un materiale non deve avere impatti negativi sull’ambiente: di fatti, anche una completa biodegradabilità nell’ambiente non indica necessariamente la mancanza di un impatto ecologico, seppur minimo. E’ questo il caso delle bioplastiche. Per identificare l’entità degli impatti ambientali causati dalle BPLs, è stato improntato un metodo volto alla Valutazione del Ciclo di Vita (LCA) di questi nuovi materiali, seguendo un approccio “cradle-to-grave” (dalla culla alla tomba), ovvero dalla produzione fino allo smaltimento. Gli impatti ambientali considerati sono \cite{Changwichan_2018,azapacig2003}:
- Potenziale di Riscaldamento Globale (GWP): rilascio di gas serra.
- Potenziale di Acidificazione (AP): rilascio di composti a potenziale acido.
- Potenziale di Eutrofizzazione (EP): aumento della biomassa per eccessiva fertilizzazione di terreno ed acque.
- Potenziale Tossico (TP): rilascio di sostanze tossiche in acqua, aria ed ambiente.
- Potenziale di Esaurimento dei Fossili (FDP): consumo di materiale fossile.
Partendo dal processo di produzione, secondo l’approccio cradle-to-grave, impatti negativi si riscontrano già durante la coltivazione e la raccolta delle materie prime. Di fatti, la richiesta –in costante crescita- di BPLs, causa un’aumentata pressione sui raccolti e, di conseguenza, deforestazione. Per velocizzare la crescita delle materie prime, inoltre, queste vengono geneticamente modificate con rischi ambientali; infatti la produzione di questa biomassa provoca Eutrofizzazione e rilascio di sostanze tossiche\cite{pathak2014}.
Per quello che riguarda invece la manifattura delle BPLs, i processi utilizzano, al giorno d’oggi, energia non rinnovabile (NREU) \cite{Yates_2013}. Ciò implica il rilascio di Gas Serra che aumentano il Potenziale di Riscaldamento Globale, oltre al rilascio di mercurio e SO2 che causano problemi respiratori. Per quanto concerne l’impatto su suolo ed aria, si ha un alto Potenziale Tossico causato dalle sostanze rilasciate da NREU in quanto causa di piogge acide che inquinano terreno e ambiente marino \cite{Yates_2013,talk}.
Comportamento delle bioplastiche in ambiente acquatico
Nonostante il fatto che idealmente, come già discusso, il ciclo vitale delle bioplastiche debba terminare con il compostaggio delle stesse, a causa delle limitazioni organizzative e della disseminazione di rifiuti, una parte delle bioplastiche raggiunge l’ambiente marino. Per quanto concerne la loro degradazione, fino ad ora non è stata osservata possibilità di biodegradabilità in acqua, tuttavia è stata riscontrata una frammentazione di BPLs in Bio-Microplastiche (BMPs) \cite{Anderson_2021}.
Il tasso di degradazione dei rifiuti bioplastici in ambiente acquatico è stato studiato da M. Tosin et al. \cite{Tosin_2012} in cui sono state simulate in laboratorio tre zone marine (pelagica, eulittorale e sublitorale), rispettivamente in un acquario contenente acqua marina, sull'interfaccia sabbia-acqua e, infine, simulando l'affondamento di un rifiuto in acqua.