L’agricoltura urbana

Secondo l’economista inglese Thomas Malthus la società moderna raggiungerà un punto in cui i mezzi di produzione non basteranno per soddisfare la crescente domanda alimentare. D’altronde la FAO riporta che nei prossimi 30 anni sarà necessario incrementare la produzione agricola del 70% rispetto a quella odierna in risposta alla pressante crescita demografica mondiale \cite{hui2011}. Inoltre l’attuale industria alimentare racchiude una contraddizione spiazzante: il 9% della popolazione mondiale soffre la fame, e allo stesso tempo un terzo del cibo prodotto viene sprecato ogni anno. Ad ogni modo la scarsità di alimenti non è l’unico limite dell’attuale sistema agricolo: una delle maggiori preoccupazione è lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali - come l’acqua e il suolo - e l’utilizzo di fertilizzanti e pesticidi che causano il degrado degli ecosistemi naturali \cite{2014}.
Per rispondere a queste problematiche si può ricorrere all’urban farming, un modello ecosostenibile che consiste nella produzione agricola direttamente in città, dove la domanda alimentare prevale sull’offerta. In questo modo l’agricoltura urbana offre una possibilità di rigenerazione agli spazi inutilizzati o dimenticati attraverso la creazione di orti, serre e tetti verdi. Si tratta di una soluzione dal forte impatto socioeconomico poiché offre un contributo valido nell’economia di piccola scala attraverso la produzione di ortaggi e verdure a km zero.