Un’altra investigazione consiste nell’applicare il campo elettrico tramite l’inserimento di elettrodi nei bioreattori a membrana (electro-Membrane BioReactor). I processi elettrochimici si manifestano con elettrocoagulazione, elettroforesi ed elettroosmosi (Fig. \ref{534868}), i quali modificano le caratteristiche del fango, andando a migliorare le performance depurative e ridurre il fouling \cite{Ensano_2016,Borea_2016}. Ciò soprattutto grazie all’ossidazione dell’anodo che, in base al materiale di cui è formato, libera ioni Al3+ o Fe2+ che, legandosi al fango, fungono da agente coagulante \cite{naranjo2019,Ensano_2017}. I fiocchi, allora, divengono più pesanti e decantano, in modo da non aderire alla membrana. Inoltre, vari studi hanno fatto luce sull'abbattimento di composti farmaceutici, come DCF, CBZ e AMX, grazie ai processi elettrochimici: la loro rimozione risulta ottimale con l'applicazione continua del campo elettrico, ma, per ragioni pratiche, si preferisce un'applicazione discontinua per evitare consumi energetici troppo elevati \citep{Ensano_2019}.Uno dei principali svantaggi riguarda l’attività batterica: un campo elettrico, superiore a 2.5 A/m2, risulta troppo intenso e va ad inibire l’attività batterica, soprattutto quella dei batteri nitrificanti, e a danneggiare le cellule batteriche, portando ad un aumento dei SMP \cite{Zhang_2015,Ensano_2016}. Sotto questo aspetto, sono vari i parametri che influenzano i processi elettrochimici, come il pH, la densità di corrente, la temperatura, il tempo di esposizione alla corrente, per cui, quando si intende utilizzare gli eMBR, bisogna fare attenzione alle varie scelte progettuali.