L’odore è stato riconosciuto un inquinante a tutti gli effetti in tempi molto recenti \cite{2018}. In tutto il mondo sono state emanate ben poche leggi che fissino i limiti di emissione dell’odore dalle sorgenti industriali e che definiscano dei criteri di qualità dell’aria attinenti l’odore. Le emissioni odorigene sono un importante problema ambientale negli impianti di trattamento delle acque reflue e sono considerate la principale causa di disturbo notato dalla popolazione esposta \cite{Zarra_2009}.  L'irrigazione delle acque reflue e le pratiche agricole intensive sono due delle principali fonti di inquinamento del suolo \cite{Tafu_2016}.  Le sorgenti di odore sono generalmente causate da industrie della lavorazione di scarti e impianti di macellazione di animali, allevamenti, discariche, industrie petrolifere o della carta, industrie chimiche ed industrie alimentari (Fig.1). Gli organismi pubblici di tutela ambientale hanno sempre maggiore necessità di avere un mezzo che permetta loro di determinare qualitativamente e quantitativamente l’eventuale disagio che la realtà industriale potrebbe causare al cittadino \cite{Gebicki_2015}.  Quando gli odori degli impianti influenzano la qualità dell'aria e causano lamentele da parte dei cittadini, un'indagine su tali odori può richiedere che l'aria odorosa venga misurata con metodi scientifici standardizzati \cite{2016a} . Gli odori devono essere tradotti quantitativamente per essere oggettivamente legiferati (definizione delle massime concentrazioni tollerabili di odori o emissioni) e monitorati (minimizzazione del fastidio in prossimità degli WWTP) \cite{Stuetz_2015}.  Lo scopo del monitoraggio è quello di contenere gli elementi inquinanti \cite{2014}.