La funzione "green" dei batteri: il biopile

Le biopile sono considerate la tecnica di bioremediation più diffusa per il risanamento dei suoli contaminati, il cui procedimento consiste nel prelievo dei terreni/sedimenti contaminati e nel loro successivo trattamento in strutture denominate pile \cite{Benyahia_2005}, all'interno delle quali condizioni come, concentrazione di ossigeno, umidità del suolo, concentrazione di nutrienti e pH, sono controllate per ottimizzare la crescita e l'attività della comunità microbica autoctona  \cite{Kodres_1998}.
Il sistema di biopile è una tecnica che viene utilizzata per ridurre le concentrazioni di contaminanti attraverso processi di biodegradazione. Tale tecnica è stata applicata con successo  sia in campo pilota che a scala reale, ed è risultata particolarmente efficacie nei casi di contaminazione da idrocarburi del petrolio  \cite{J_rgensen_2000}, \cite{Huesemann_2004}, idrocarburi poliaromatici (IPA\cite{Sayara_2011},\cite{Chen_2012}, clorofenoli.
L’intervento, che prevede l’escavazione dei terreni contaminati, consiste nella miscelazione con ammendanti dei suoli e nel trasferimento in un’area di trattamento. Il terreno scavato viene disposto in strati sovrapposti inserendo alternativamente tubi forati per la distribuzione nel materiale contaminato di aria e soluzioni nutrienti e tubi di estrazione dell’aria dall’ammasso, quest' ultima viene trattata prima dell’emissione in atmosfera. Questa tecnica di bonifica, dunque, è basata sulla stimolazione della crescita e della moltiplicazione dei batteri aerobici tramite l’uso di ossigeno, dove l’aria viene fatta circolare nel terreno attraverso tubature con tecniche di estrazione/iniezione.