Le principali tecnologie per l’abbattimento di odori sono i processi biologici e chimico fisici. In particolar modo, le biotecnologie rappresentano la soluzione maggiormente ecosostenibile, sia da un punto di vista economico che ambientale. I più efficaci da un punto di vista tecnico sono i trattamenti di ossidazione avanzata (AOPs), perché sono in grado di agire su diversi composti con differenti concentrazioni, per cui risultano importanti da approfondire e studiare affinché possano essere mitigati o in qualche modo ridotti gli impatti da odori \cite{2018}.  

Il toluene e le tecniche di abbattimento

Il toluene è una sostanza chimica spesso usata nelle industrie, soprattutto come solvente, in quanto è un componente del gasolio. Nonostante ci sia la consapevolezza che il toluene non abbia le stesse proprietà emotossiche del benzene, le proprietà narcotiche e neurotossiche del toluene rappresentano il pericolo più elevato per la salute umana. Inoltre, la cosa più preoccupante è che il toluene è un composto che spesso si trova negli effluenti industriali e civili a livelli di 86 μg/l e la concentrazione di questi componenti nel fango derivante da impianti di depurazione dei reflui e in atmosfera può essere più alta che nell’acqua reflua stessa, raggiungendo percentuali del 91% \cite{Mrowiec_2005}.
Uno degli AOPs che ha riscontrato maggior successo nell’abbattimento di tale sostanza è il processo UV/O3, che combina l’ozono con i raggi ultravioletti: questa tecnologia permette la decomposizione dei VOCs che vengono ossidati direttamente dall’ozono, indirettamente dai radicali ossidrili e provocando una fotolisi diretta da UV. La formazione di radicali ossidrili è fondamentale per reagire con i composti organici, determinando la loro decomposizione\cite{2018}.
La sperimentazione è stata condotta in un impianto di laboratorio dotato di un fotoreattore nel quale si trovano 4 lampade UV che sono in grado di generare ozono. A partire da un flusso sintetico di rifiuti particolarmente odoroso diluito alla concentrazione prevista, esso attraversa il fotoreattore e durante il processo viene misurata l’efficienza di rimozione. Si è riscontrato come la velocità di generazione dell’ozono dipenda dalla tensione applicata alle lampade e dalla geometria con la quale sono disposte all’interno del reattore. Per basse concentrazioni di ozono reagito si riesce ad abbattere un’elevata percentuale di toluene (per il 56% di ozono reagito, si è abbattuto l’84% di toluene): ciò significa che, nonostante reagisca poco ozono, si riesce ad avere un’elevata efficienza di rimozione e questo gioca a vantaggio dei costi, in quanto per generare ozono è necessaria energia generata dalle lampade UV. Questo studio ha dimostrato come l’ozonizzazione indotta da UV per il trattamento delle emissioni odorigene possa essere anche applicato ad una grande varietà di odori emessi dagli impianti \cite{2018}.  
È risultata altresì efficace nell’abbattimento del toluene per via biologica, l’azione sinergica tra microalghe e batteri, in quanto costituisce una via sostenibile per la rimozione di contaminanti come i VOCs. In particolare, l’impiego di un filtro biotrickling (BTF) ha evidenziato come la rimozione del toluene risultasse elevata e, grazie all’azione delle alghe, sono state abbattute anche le emissioni di CO2, contribuendo alla salute dell’ambiente. Sul BTF i microrganismi creano un biofilm, in grado di metabolizzare gli inquinanti contenuti nel flusso di aria da depurare. Questi ultimi vengono trasformati in vapore acqueo, sostanza organica (contribuisce al nutrimento batterico) e CO2 (viene abbattuta tramite l’azione delle alghe), tramite ossidazione biologica con l’ossigeno. Infatti, proprio grazie al consumo di andride carbonica da parte delle alghe (che riducono gli impatti dell’acidificazione), l’efficienza di abbattimento del toluene è risultata considerevole, assicurando anche una stabilità al processo\cite{Oliva_2019}